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Le uova bianche di Valvasone

Le caratteristiche del pollame locale a Pordenone

Il borgo di Valvasone mantiene intatto il suo aspetto medievale costituito da graziose calli e antiche dimore munite di portici.

Il Duomo del Ss.mo Corpo di Cristo, che deve la sua intitolazione alla reliquia del miracolo della Sacra Tovaglia in esso conservata, ospita un organo monumentale, unico esempio in Italia dell’arte organaria veneziana del ‘500, impreziosito dalla stupenda cornice artistica del Pordenone e del Pomponio Amalteo mettono in risalto le caratteristiche produzioni del pollame locale.

La dedicazione al Santissimo Corpo del Cristo è dovuta ad un evento accaduto a Gruaro (località in provincia di Venezia) nel 1294 (ma più verosimilmente nel 1394). Stando alla tradizione una donna avrebbe notato, nella tovaglia che era intenta a lavare, una particola consacrata da cui sgorgava del sangue. La prima notizia certa relativa al duomo dedicato al Santissimo Corpo di Cristo risale al 28 marzo 1454 quando Papa Nicolò V decise che la custodia della Tovaglia sarebbe spettata ai conti di Valvasone a condizione che gli stessi edificassero una nuova chiesa dove ospitarla.
L’edificazione ebbe inizio nel 1449, prima della sentenza romana. I lavori si protrassero fino al 1484 e l’edificio venne consacrato l’8 settembre dello stesso anno. Dal punto di vista architettonico la struttura edilizia è caratterizzata da un’ampia aula rettangolare, disposta verso oriente, su di una sede più bassa rispetto alla piazza circostante. L’edificio è a navata unica, con una copertura a capriate, lasciate a vista. Archi a sesto acuto incorniciano il presbiterio a pianta rettangolare e le due cappelle laterali che l’affiancano (quella a sinistra dedicata ai santi Giacomo Maggiore e Cristoforo e l’altra a santa Caterina d’Alessandria). Entrambe le cappelle subirono rifacimenti nel corso del XVII secolo. L’aspetto attuale si deve ad una serie di radicali interventi edilizi realizzati tra il 1889 e l’inizio del Novecento. I lavori sono attribuiti al sanvitese Luigi Paolo Leonardon. La facciata è ripartita da quattro lesene terminanti con pinnacoli. Al centro vi è un portale sormontato da un’edicola cuspidata con lunetta affrescata. Il portale, dotato di formelle raffiguranti la storia della salvezza, è sormontato da un rosone in pietra. Ai lati, due bifore trilobate poste al di sopra di un elevato basamento in bugnato. Decorano la facciata una cornice di archetti pensili. Le quattro guglie sono unite da cuspidi a loro volta collegate da archi polilobati. L’intonacatura della facciata e dell’aula interna è a fasce bicromatiche. Il presbiterio è illuminato da due alte finestre a sesto acuto; queste aperture vennero murate nel XIX secolo e sostituite con un rosone. Recentemente sono state ripristinate con la conseguente eliminazione dell’inserzione ottocentesca. I lavori di restauro del 2000-2004 hanno consentito di evidenziare sulla parete di fondo i resti di una decorazione ad affresco di tipo fitomorfo e hanno portato all’arretramento dell’altare seicentesco posto sotto l’arco sacro, ripristinando in tal modo l’antica partizione dello spazio. L’altar maggiore, opera della seconda metà del Seicento, riproduce l’architettura di un piccolo tempio, arricchito da marmi policromi, nel cui tabernacolo dal 1793 si custodisce la sacra tovaglia. Sopra di esso ha trovato collocazione un grande Crocifisso ligneo, attribuito a Pomponio Amalteo. Lungo le pareti laterali sono collocati altri due altari: a sinistra quello dedicato a San Nicolò vescovo e sul lato opposto quella della Santa Croce.
Monumento insigne di questo tempio è l'organo cinquecentesco, sia come strumento in sè (è l'unico organo del cinquecento veneziano esistente in Italia), sia per le opere d'arte che lo impreziosiscono. Esso si deve al più cercato degli organari del cinquecento, Vincenzo Colombo di Casale Monferrato, residente e operante in Venezia. La paternità dell'opera è confermata da una nota del 5 dicembre 1532 riguardante il contratto stipulato tra i committenti e "M.ro Vizenzo de Casalle Monfera... fabbricator d'organi", che per l'organo nudo richiede la somma di 300 ducati. Lo strumento è racchiuso entro un cassone di squisita fattura rinascimentale, suddiviso in cinque campate da eleganti colonnine intagliate con motivi floreali a Venezia e indorato nel 1538 da Tommaso da Udine.

Va poi menzionato il parapetto, o «puziol», con i cinque riquadri, dipinti da Pomponio Amalteo, che vi ha raffigurato cinque episodi evangelici: le nozze di Cana, la moltiplicazione dei pani, la guarigione degli infermi, la cena in casa di Simone con il gesto della Maddalena prostrata ai piedi di Gesù, e infine la cacciata dei mercanti dal tempio. Proprio in quest’ultimo episodio, la formella di sinistra, viene raffigurata, in basso a destra, una contadina con il suo cesto di uova a guscio bianco caratteristica inconfondibile della produzione derivante dal pollame locale.

Le uova bianche di Valvasone