Chioggia e le produzioni orticole nella prima metà del secolo scorso
La Legge n. 194 del 1° dicembre 2015 (GU n. 288 del 11-12-2015 – entrata in vigore il 26 dicembre dello stesso anno) intitolata “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare”, stabilisce i principi per l’istituzione di un sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, finalizzato alla tutela delle risorse genetiche di interesse alimentare ed agrario locali dal rischio di estinzione e di erosione genetica.
La presente pubblicazione è focalizzata sulla ricerca storico-bibliografica per individuare gli elenchi e le descrizioni delle varietà orticole che caratterizzavano, assieme alle tecniche di coltivazione, l’agricoltura di un determinato territorio. Ci si riferisce, più precisamente, alla puntuale descrizione dell’orticoltura della prima metà del XX secolo nella zona di Chioggia.
Attraverso la lettura del testo l’autore ci conduce, con precisa descrizione, nella realtà degli orti chioggiotti, chiarendoci le tecniche colturali, le rotazioni e le specie e varietà utilizzate. Non meno dettagliata è la descrizione dell’importanza economica dell’orticoltura clodiense del tempo e dei canali commerciali sfruttati nonché delle merci più preziose e caratterizzanti una delle aree più vocate d’Italia.
“L’ortolano in generale prepara da sè i semi degli ortaggi preferiti (…). Onde sfuggire al disordine delle facili ibridazioni, il coltivatore dell’estuario evita di produrre nello stesso orto diverse varietà della medesima specie. Devesi forse alla costanza dei caratteri ottenuti coll’applicazione di tale principio la rinomanza acquistatasi da Pellestrina coi suoi bellissimi pomodori, da Cavarzere coi piselli verdoni, da Chioggia colle cipolle gialle, coi cavolfiori, i cavoli verzotti, le zucche barucche.”