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Documentazione storica sul maiale Macchiaiola maremmana

Esposizione ordinata di fatti e avvenimenti del passato allo scopo di stabilire l'autenticità di una razza e la sua presenza in un determinato comprensorio

La popolazione suina denominata tradizionalmente Macchiaiola maremmana è considerata una delle più primitive e rustiche d’Italia. L’areale originario di allevamento comprendeva parte della Toscana centrale e meridionale (province di Siena e Grosseto) e in particolare il monte Amiata, ma nei secoli passati la razza era diffusa anche in altre zone della Toscana, nel Lazio (dove era denominata Romana),  ed in Umbria (dove era chiamata Perugina o da Macchia).

Nella prima metà del secolo scorso la Macchiaiola maremmana fu sottoposta a incroci con la Cinta senese considerata più gentile e produttiva nell’allevamento semi-brado o stabulato. Oggi la razza è ridotta a una cinquantina di esemplari, gelosamente conservati da alcuni allevatori.
Questa razza Macchiaiola deriva da popolazioni autoctone presenti nell’Italia centrale e meridionale fin dall’alto medioevo e forse da periodi precedenti. Nel suo ampio areale di distribuzione, dalla prima metà del XIX e agli inizi del XX secolo, questo pool genetico (o complesso di popolazioni) autoctono suino è stato sottoposto a introduzioni di materiale genetico di razze britanniche quali la Large Black, la Berkshire e la Tamworth, con influenze difficilmente quantificabili, ma sicuramente in grado di modificare la popolazione originale, conferendole maggiore attitudine alla produzione della carne. Tali razze straniere comunque, nel corso della loro formazione, erano state fortemente influenzate da germoplasma autoctono italiano, a causa di massicce importazioni di riproduttori suini italiani in Inghilterra nel XVIII secolo; pertanto gli incroci con razze inglesi non hanno fatto che riportare nel nostro Paese parte del genoma indigeno che tre secoli prima era stato esportato.
Inoltre risulta che in Toscana, già dal XIX secolo, siano stati effettuati anche incroci fra la Macchiaiola maremmana e la razza Yorkshire (Large White) con successivo meticciamento selettivo, che aveva dato origine a soggetti uniformemente grigi, molto rustici, adatti ad utilizzare il bosco, ricercatissimi sui mercati come magroni per le loro carni eccellenti, almeno fino agli anni cinquanta del secolo passato.
A parte quindi alcune affinità genetiche con la Cinta senese, le forme del Macchiaiolo rispettano i canoni caratteristici di suini più carnaioli, rotondi e con profili dorsali relativamente convessi, risultato dell’introduzione passata di materiale genetico inglese, pur conservando caratteristiche somatiche primitive, tipiche di razze o popolazioni rustiche normosomiche.
Per la loro grande rusticità e resistenza i suini maremmani venivano considerati in grado di vivere allo stato brado negli ambienti costituiti da boschi, radure, pascoli naturali e da paludi, cibandosi di quanto riuscivano a trovare, anche nella stagione arida. Questo suino, allevato anche al pascolo nei boschi e nei forteti costituiti dalle essenze vegetali tipiche della macchia mediterranea, ha avuto frequenti scambi genetici con il cinghiale; ciò ha contribuito a formare, e mantenere nel tempo, un ecotipo primitivo caratterizzato da limitato accumulo di grasso (che è uno degli elementi differenziali con la Cinta senese) e in grado di produrre carni considerate eccellenti per sapidità e consistenza.
Attualmente i suini della popolazione Macchiaiola vengono allevati con sistema semibrado, in aree recintate per impedire contatti con i cinghiali, fornite di adeguati ricoveri e mangiatoie, con densità proporzionate alla “capacità di carico” degli agro-silvo-ecosistemi utilizzati.

Alessandro Giorgetti, Ferdinando Ciani, Sara Gallai
Documentazione storica sul maiale Macchiaiola maremmana